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Sergio Costa

Può la struttura dell'allenamento migliorare il processo decisionale?

Non c'è alcun dubbio che l'allenamento sia fondamentale e necessario per raggiungere elevati livelli di prestazione nello sport, e se nel precedente articolo ho approfondito l’ accoppiamento percezione-azione, oggi mi interessava chiarire l'importanza della struttura e della tipologia degli allenamenti nel miglioramento del processo decisionale.


Ad esempio, è stato ampiamente dimostrato che programmi di allenamento "casuali", cioè che hanno un alta interferenza contestuale, producano risultati inferiori nelle prime fasi di acquisizione, ma un apprendimento a lungo termine superiore nonchè un migliore trasferimento delle competenze in gara, rispetto a programmi di allenamento bloccati (Lee, 2012).


Questo può dipendere da due aspetti (Schmidt & Lee, 2011):

  1. la natura ripetitiva della pratica bloccata promuove meno analisi multiple e comparative;

  2. l'allenamento casuale porta gli atleti a dover ricostruire un nuovo piano d'azione per eseguire ogni tentativo nel compito.

Tuttavia, quando si effettua una partita, le capacità percettivo-cognitive di un atleta sono limitate non solo dal suo livello di esperienza nello sport e dalla situazione attuale nella gara, ma anche dalle informazioni contestuali presenti all'interno della situazione stessa (McRobert et al., 2011).


Le variabili contestuali includono: il punteggio di gioco, il tempo di gioco, le caratteristiche e le tattiche dell'atleta, proprie e dell'avversario, la superficie del campo e il tempo, così come in alcuni sport, le caratteristiche dei compagni di squadra (McPherson & Kernodle, 2003).



Queste variabili devono quindi essere prese in considerazioni durante gli allenamenti, strutturando degli incontri che possano permettere agli atleti non soltanto di svolgere delle ripetizioni del gesto motorio o tattico, ma anche di ragionare, interpretare e anticipare il proprio avversario e il suo contesto sportivo.


Nel prossimo articolo cercherò quindi di concludere l'elaborato di Broadbent e colleghi (2014), spiegando come conservare e trasferire le abilità appresa dall'allenamento alla gara.


BIBLIOGRAFIA

Broadbent, D. P., Causer, J., Williams, A. M., & Ford, P. R. (2014). Perceptual-cognitive skill training and its transfer to expert performance in the field: Future research directions. European Journal of Sport Science, 15, 322–331.

Lee, T. D. (2012). Contextual interference: Generalizability and limitations. In N. J. Hodges & A. M. Williams (Eds.), Skill acquisition in sport: Research, theory and practice. New York, NY: Routledge.

McPherson, S. L., & Kernodle, M. W. (2003). Tactics, the neglected attribute of expertise: Problem representations and performance skills in tennis. In J. L. Starkes & K. A. Ericsson (Eds.), Expert performance in sports: Advances in research on sport expertise (pp. 137–168). Champaign, IL: Human Kinetics.

McRobert, A. P., Ward, P., Eccles, D. W., & Williams, A. M. (2011). The effect of manipulating context-specific information on perceptual-cognitive processes during a simulated anticipation task. British Journal of Psychology, 102, 519–534.

Schmidt, R. A., & Lee, T. D. (2011). Motor control and learning: A behavioural emphasis (5th ed.). Champaign, IL: Human Kinetics.

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