Che la mente possa influire significativamente su ogni attività umana e, quindi, anche su quella sportiva è stato certamente chiaro fin dai primi Giochi Olimpici, in cui il destino di una competizione sportiva non dipendeva solo dalla prestanza fisico-atletica, ma anche dall'astuzia, dalla strategia, dal coraggio, dallo stato d'animo, caratteristiche, quest'ultime, strettamente legate all'attività mentale dell'atleta.
Avere talento nello sport è certamente un dono, ma questo può andare sprecato se non si è in grado di sfruttarlo al meglio. Molte squadre sono estremamente buone “sulla carta”, ma non riescono a funzionare come gruppo e a raggiungere traguardi elevati, così come anche singoli atleti che hanno problemi di stress e di ansia da prestazione possono non dare il massimo durante le gare importanti. Le buone potenzialità fisiche possono non essere sufficienti per il successo agonistico, dal momento che queste non si traducono automaticamente in elevate prestazioni, ma necessitano di programmi specifici per il potenziamento delle competenze emotive, cognitive e relazionali degli atleti (Steca et al. 2010).
“È importante, infatti, che si arrivi ad accettare fino in fondo che l’atleta per rendere al massimo non deve essere ben allenato solo nei suoi muscoli, ma che anche la sua mente deve essere in grado di dare il massimo nel momento della competizione” (Fredda, 2004).
La psicologia dello sport, però, come disciplina, si è sviluppata in ambito accademico a partire dalla seconda metà del 1960, con l’italiano Ferruccio Antonelli che, durante un congresso di medicina dello sport, organizzò il primo congresso mondiale di psicologia dello sport, tenutosi a Roma nel 1965, e che vide la partecipazione di circa 400 studiosi provenienti da 27 nazioni differenti. In tale occasione venne fondata l’International Society of Sport Psychology (ISSP), la prima società internazionale di psicologia dello sport, e Antonelli ne fu eletto presidente.
Da quegli anni la psicologia dello sport si è affermata nell’ambito delle scienze dello sport e di quelle cognitive non solo come disciplina accademica, attraverso la creazione di numerosi corsi di formazione e master, ma anche come ambito applicativo, contribuendo al miglioramento della prestazioni sportive.
Per raggiungere i suoi obiettivi la psicologia dello sport attinge dal bagaglio di numerose scienze quali la neuropsicologia, la sociologia, la pedagogia, la filosofia, l’educazione fisica, la riabilitazione, ecc, mettendo tutto il suo sapere pratico al servizio di uno sport moderno che non può prescindere dallo specializzare le sue figure professionali e riconoscere e valorizzare l'importanza delle qualità mentali dei propri atleti.
Ma la psicologia dello sport nell’attività agonistiche è solo uno dei possibili campi applicativi, anche se è quello che ha favorito in modo determinante l’accreditamento di questa disciplina.
Un secondo ambito, che nel nostro paese è oggi di particolare attualità, si riferisce alla relazione fra sport e benessere individuale e sociale, che ha come obiettivo quello di accrescere lo sviluppo personale e il benessere durante l'intero arco di vita. Questo ambito conoscitivo suscita molto interesse in quanto la diffusione di stili di vita sedentari nonché di abitudini poco salutogeniche, quali fumo, consumo eccessivo di alcool o pratiche alimentari scorrette, sono di ostacolo alla promozione di comportamenti e stili di vita in grado di favorire la salute.
La psicologia dello sport opera, pertanto, in questi due grandi ambiti, quello dello sport di prestazione ad alto livello e quello dello sport per tutti, ed è all’interno di questi contesti, così diversi tra di loro, che risulta fondamentale la figura professionale dello psicologo.
Molto spesso però si fa confusione tra le varie figure professionali (ad esempio tra mental coach e psicologo dello sport) che lavorano all'interno del contesto sportivo, e soprattutto che trattano gli aspetti mentali.
Lo Psicologo dello sport è laureato in psicologia, inscritto all'ordine degli psicologi, dopo un anno di esperienza pratica con il tirocinio e aver superato l'esame di stato, ed ha conseguito una specializzazione, grazie a master o corsi, in psicologia sportiva. Ha quindi una conoscenza approfondita dell'uomo e del suo funzionamento psico-fisico, dovuta al suo percorso formativo e agli anni di studi, da applicare non soltanto in “studio” ma anche e soprattutto in campo. Soltanto se psicoterapeuta, altra specializzazione e qualifica dello psicologo che dura ulteriori 4 anni, allora si occuperà anche della patologia e dei disturbi mentali.
Lo psicologo dello sport, quindi, non va a curare solo i matti o i soggetti con problematiche.
Il mental trainer o mental coach per svolgere la propria professione non è tenuto ad avere una laurea, tuttavia la può possedere in un ambito che non sia quello della psicologia. Solitamente si tratta di preparatori atletici, allenatori, ex atleti, laureati in scienze motorie, o laureati in altri settori umanistici, che hanno frequentato corsi di psicologia dello sport e che sono interessati a questo ambito.
Questa figura professionale non può occuparsi di psicologia clinica ne tanto meno di entrare in profondità con l'atleta, può però seguire l’allenamento e la preparazione mentale dei giocatori, così da migliorarne il loro rendimento, attraverso l'utilizzo del coaching, fornendogli gli strumenti per gestire le diverse situazioni sportive.
Infine, molto spesso, si confonde erroneamente la figura dello psicologo sportivo con quella del motivatore, che si occupa sempre di seguire gli atleti che non abbiano disturbi psicologici ma come suggerisce il nome, questa figura professionale si prefigge di stimolare la motivazione dell’atleta, cercando di dargli il giusto spirito per dare il meglio di se.
Le differenze dunque ?
Credo stia a voi capirle, anche dopo quanto scritto, tenendo sempre in considerazione che siamo essere umani, e che ci sono professionisti più o meno qualificati in ogni ambito, anche in quello della psicologia dello sport.
Ma ricordatevi che:
Lo Psicologo dello Sport non è esclusivamente un motivatore…
Lo Psicologo dello Sport non è un mago…
Lo Psicologo dello Sport non è solo per i deboli…
Lo Psicologo dello Sport non è solo per chi ha problemi…
Lo Psicologo dello Sport non è solo per l’atleta professionista…
Lo Psicologo dello Sport non è un analista…
Lo Psicologo dello Sport non è un cartomante…
Lo Psicologo dello Sport non crea dipendenza…
“Se posso darvi un mio pensiero, può darsi che ve ne ricordiate o meno. Ma se riesco a farvi pensare per conto vostro, ho contribuito notevolmente ad accrescere la vostra personalità.”
Elbert Hubbard
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