Broadbent e colleghi (2014) hanno individuato 3 modalità fondamentali per promuovere l'addestramento percettivo-cognitivo, vale a dire, l’ accoppiamento percezione-azione, la struttura e la tipologia degli allenamenti, e le informazioni contestuali, tutte modalità utili per il miglioramento del processo decisionale.
Una delle criticità più grandi riscontrate, tuttavia, è stata quella di riuscire ad approfondire il loro trasferimento dall'allenamento alla gara, cioè di creare delle attività replicabili degli ambienti prestazionali, in particolar modo di dover far fronte alla funzionalità del compito e alla fedeltà all'azione (Pinder et al., 2011).
Quando si parla di funzionalità si riferisce al fatto che i vincoli a cui un esecutore è esposto e su cui deve agire siano gli stessi a cui sarà esposto in gara. Allo stesso modo, la fedeltà dell'azione richiede che all'esecutore sia consentito completare una risposta che è la stessa di quella prodotta nella performance.
Ad esempio, proprio per questi motivi, i primi metodi di allenamento percettivo-cognitivo sono stati criticati per l'utilizzo di risposte semplicistiche, come la pressione di pulsanti, l'utilizzo di joystick o risposte scritte e/o verbali (Savelsbergh, Van der Kamp, Williams & Ward, 2005), o per display visivi troppo piccoli e statici, che si pensava limitassero il vantaggio dei giocatori esperti (Williams & Grant, 1999).
Per risolvere questa criticità, molti ricercatori ora utilizzano schermi di grandi dimensioni che consentono di osservare immagini a grandezza naturale, mostrando video dinamici piuttosto che immagini statiche, così da approfondire meglio i segnali posturali e cinematici dell'avversario per riconoscere o anticipare un'azione (Williams, North & Hope, 2012). Inoltre, anche le risposte ai segnali visivi stanno cambiando e migliorando, con i partecipanti che simulano la risposta motoria all'azione (Dicks, Button & Davids, 2010), malgrado non si debba dimenticare la validità e il controllo sperimentale (Causer, Barach & Williams, 2014).
Nel complesso, i risultati in letteratura suggeriscono che le attività di laboratorio potrebbero non riuscire a ricreare adeguatamente le caratteristiche ambientali di molti contesti del mondo reale (Dicks et al., 2010).
Tuttavia, abbiamo un vantaggio importante per utilizzare questo tipo di allenamento percettivo-cognitivo.
Infatti, gli atleti possono praticarlo quando non sono in grado di esercitarsi fisicamente, come ad esempio quando sono infortunati, o quando si recano a una competizione oppure se sono a casa a riposarsi (Williams & Ford, 2013), anche se può comportare un maggiore sforzo cognitivo nell'atleta (Lee, Swinnen & Serrien, 1994).
Nel prossimo articolo cercherò quindi di spiegare l'importanza di strutturare allenamenti funzionali e pratici per il miglioramento delle abilità percettivo-cognitive.
BIBLIOGRAFIA
Broadbent, D. P., Causer, J., Williams, A. M., & Ford, P. R. (2014). Perceptual-cognitive skill training and its transfer to expert performance in the field: Future research directions. European Journal of Sport Science, 15, 322–331.
Causer, J., Barach, P., & Williams, A. M. (2014). Expertise in medicine: Using the expert performance approach to improve simulation training.Medical Education, 48, 115–123.
Dicks, M., Button, C., & Davids, K. (2010). Examination of gaze behaviors under in situ and video simulation task constraints reveals differences in information pickup for perception and action. Attention, Perception & Psychophysics, 72, 706–720.
Lee, T. D., Swinnen, S. P., & Serrien, D. J. (1994). Cognitive effort and motor learning. Quest, 46, 328–344.
Pinder, R. A., Davids, K., Renshaw, I., & Araujo, D. (2011). Representative learning design and functionality of research and practice in sport. Journal of Sport & Exercise Psychology, 33, 146–155.
Savelsbergh, G. J. P., Van der Kamp, J., Williams, A. M., & Ward, P. (2005). Anticipation and visual search behavior in expert soccer goalkeepers. Ergonomics, 48, 1686–1697.
Williams, A. M., & Grant, A. (1999). Training perceptual skill in sport. International Journal of Sport Psychology, 30, 194–220.
Williams, A. M., North, J. S., & Hope, E. R. (2012). Identifying the mechanisms underpinning recognition of structured sequences of action. Quarterly Journal of Experimental Psychology, 65, 1975–1992.
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