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Sergio Costa

Da dove nasce lo studio dei genitori nello sport?

Lo scopo del seguente articolo è quello di fornire un'analisi storica della letteratura sul coinvolgimento dei genitori nello sport giovanile, attraverso l’analisi di ben 242 articoli sui genitori nello sport (Dorsch et al., 2021).


Nel condurre l'analisi, gli autori hanno identificato concetti chiave, articoli e fasi storiche nella ricerca, che permettono di definire 3 periodi distinti:

  1. Il periodo fondamentale (1968-1981), iniziato con il primo articolo di Felker (1968), che cercava di evidenziare come gli interessi e i comportamenti dei genitori influenzano il coinvolgimento iniziale e la spinta a continuare degli atleti nello sport giovanile. Successivamente si è approfondito il ruolo dei genitori nella socializzazione sportiva dei bambini (vale a dire, come i genitori hanno incoraggiato o scoraggiato il coinvolgimento nello sport, sia nei maschi che nelle femmine; Greendorfer, 1977). Nel complesso, questi risultati hanno mostrato che i genitori (in particolare i padri) svolgono un ruolo importante nella socializzazione atletica di maschi e femmine, ma la loro influenza può essere mitigata in qualche modo durante l'adolescenza da altre influenze sociali, in particolare i coetanei e i compagni di squadra. Inoltre, durante questo periodo si è studiato l'impatto che tale coinvolgimento ha avuto sulla relazione genitore-figlio, facendo una distinzione tra madri e padri (Spreitzer e Snyder, 1976), dimostrando come l’interesse di quest’ultimi sia più influente sia per i figli che per le figlie. Successivamente, McElroy e Kirkendall (1981) hanno esplorato se il coinvolgimento nei programmi sportivi giovanili portasse a conflitti all'interno della relazione genitore-figlio. I risultati hanno supportato l'idea che i conflitti sociali possono verificarsi quando le percezioni dei bambini sulle proprie capacità sportive differiscono dalle percezioni delle valutazioni genitoriali. In particolare, le differenze nei giudizi sulle capacità genitore-figlio erano correlate a una minore autostima per gli adolescenti che possedevano un'elevata autovalutazione delle proprie capacità sportive e avevano un impatto maggiore sui maschi rispetto alle femmine;

  2. Il periodo transitorio (1982-1998), iniziato con la pubblicazione di Gould e colleghi (1982), dove si cercava di testare esplicitamente le teorie nel contesto sportivo giovanile e di comprendere direttamente le esperienze e le prospettive dei genitori. Le ricerche hanno dimostrato che, nonostante i coetanei possano esercitare un'influenza significativa anche durante l'adolescenza (Higginson, 1985), il differente coinvolgimento tra madre e padre è strettamente legato ai ruoli sociali che i genitori hanno per i loro figli. Inoltre, ulteriori studi hanno evidenziato che esiste un approccio reciproco, cioè un’idea di socializzazione “inversa”, in base al quale i bambini hanno anche la capacità di influenzare l’esperienza sportiva e i comportamenti dei loro genitori; tuttavia, quest’ultimi possono influenzare positivamente o negativamente il divertimento, l’autostima, la motivazione, l’ansia e lo stress che provano i lori figli (White, 1998). In particolare, parlando ci coinvolgimento genitoriale, Leff e Hoyle (1995) hanno creato un costrutto multidimensionale costituito dalla pressione dei genitori (cioè le aspettative irraggiungibili nei confronti della partecipazione sportiva di un bambino) e dal supporto (cioè i comportamenti che facilitano l’attività). Sulla base di questa distinzione tra pressione e supporto, hanno successivamente identificato differenze di genere nel coinvolgimento dei genitori: le femmine hanno indicato livelli più elevati di supporto genitoriale mentre i maschi hanno riportato livelli più elevati di pressione genitoriale, rafforzando l'importanza del lavoro di genere in relazione al coinvolgimento dei genitori nello sport;

  3. Il periodo contemporaneo (1999-2020), iniziato con la pubblicazione di Côté (1999) che ha esplorato come i ruoli dei genitori possono cambiare nel corso dello sviluppo sportivo dei loro figli. Tale lavoro ha incoraggiato i ricercatori ad approfondire non solo la natura del coinvolgimento dei genitori e l’influenza sui risultati psicosociali dei bambini, ma anche la loro esperienza nello sport. In particolare, le preferenze dei bambini sembrano dipendere dal contesto in cui avviene la relazione (cioè, a casa, in allenamento o in macchina) e dai tempi (prima, durante o dopo la competizione; Elliott & Drummond, 2017; Tamminen et al., 2017). In questa fase, si è andati quindi oltre una semplice e dicotomica comprensione del coinvolgimento dei genitori come "positivo" o "negativo", capendo le complessità e le sfumature della genitorialità sportiva e cercando di comprendere i perché. Infatti, una nuova scoperta del periodo contemporaneo è stata che i genitori stessi sono socializzati all'interno dello sport giovanile attraverso la loro partecipazione attiva e i sacrifici che fanno per consentire la partecipazione dei loro figli. In particolare, erano evidenti i cambiamenti nella loro connessione emotiva con lo sport, le esperienze emotive reattive ai risultati dei loro figli e agli altri genitori (Dorsch et al., 2009). Nel loro insieme, questi studi hanno rafforzato l'idea che i genitori sono dei modelli di ruolo chiave e dei facilitatori della partecipazione sportiva dei bambini, e che si hanno benefici maggiori quando hanno relazioni positive e di supporto.


Tuttavia, il dato preoccupante è che di tutte queste pubblicazioni, neanche una è stata effettuata all’interno del contesto italiano, mentre la maggior parte nei paesi anglofoni (Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia); inoltre la ricerca è fortemente sbilanciata verso i maschi bianchi, le famiglie con un'elevata posizione socioeconomica e tradizionali, cioè con due genitori.


Infine, la maggior parte dell'applicazione pratica della ricerca sulla genitorialità sportiva è stata caratterizzata da un approccio "taglia unica", cioè un modello uguale per tutti, non riconoscendo che la genitorialità sportiva è un'esperienza sociale intricata e dinamica, influenzata da una serie di fattori e variabili (Knight et al., 2017). Tuttavia, negli ultimi cinque anni sono state progettate numerose iniziative da ricercatori, professionisti e organizzazioni sportive per migliorare il coinvolgimento dei genitori nello sport e personalizzare i percorsi educativi dei genitori, cercando di affrontare i bassi livelli di frequenza/adesione e la difficoltà a impegnarsi in interventi a lungo termine (Dorsch et al., 2019; Thrower et al., 2016, 2019).


Data la qualità e la quantità di studiosi che ora lavorano in questo settore, e di coloro che ne seguiranno, gli autori (ed anche il sottoscritto) concludono l’articolo dichiarandosi fiduciosi che il meglio debba ancora venire!


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Sergio Costa

Psicologo dello Sport

PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche

Preparatore Mentale FIT


BIBLIOGRAFIA

Côté, J. (1999). The influence of the family in the development of talent in sport. The Sport Psychologist, 13, 395-417.

Dorsch, T., Smith, A. L., & McDonough, M. H. (2009). Parents' perceptions of child-to-parent socialization in organized youth sport. Journal of Sport & Exercise Psychology 31, 444-

468.

Dorsch, T. E., King, M. Q., Tulane, S., Osai, K. V., Dunn, C. R., & Carlsen, C. P. (2019). Parent education in youth sport: A community case study of parents, coaches, and administrators. Journal of Applied Sport Psychology, 31, 427-450.

Elliott, S. K., & Drummond, M. J. N. (2017a). During play, the break, and the drive home: The meaning of parental verbal behaviour in youth sport. Leisure Studies, 36, 645-656.

Elliott, S. K., & Drummond, M. J. N. (2017b). The experience of parent-coaches in youth sport: A qualitative case study from Australia. Journal of Amateur Sport, 3, 64-85.

Elliott, S. K., & Drummond, M. J. N. (2017c). Parents in youth sport: what happens after the game? Sport, Education and Society, 22, 391-406.

Felker, D. W. (1968). Relationship between self-concept, body build, and perception of father’s interest in sports in boys. Research Quarterly, 39, 513–517.

Gould, D., Feltz, D., Horn, T., & Weiss, M. (1982). Reasons for attrition 1 in competitive youth swimming. Journal of Sport Behavior, 5, 155.

Greendorfer, S. L. (1977). Role of socializing agents in sport involvement. Research Quarterly, 48, 304-310.

Higginson, D. C. (1985). The influence of socializing agents in the female sport-participation process. Adolescence, 20, 73–82

Knight, C. J., Berrow, S. R., & Harwood, C. G. (2017). Parenting in 1 sport. Current Opinion in Psychology, 16, 93-97.

Leff, S. S., & Hoyle, R. H. (1995). Young athletes' perceptions of parental support and pressure. Journal of Youth and Adolescence, 24, 187–203.

McElroy, M. A., & Kirkendall, D. R. (1981). Conflict in perceived parent/child sport ability judgements. Journal of Sport Psychology, 3, 244-247.Spreitzer, E. & Snyder, E. (1976). Socialization into sport: An exploratory path analysis. Research Quarterly, 47, 238-245.

Tamminen, K. A., Poucher, Z. A., & Povilaitis, V. (2017). The car ride home: An interpretive examination of parent–athlete sport conversations. Sport, Exercise, and Performance Psychology, 6, 325.

Thrower, S. N., Harwood, C. G., & Spray, C. M. (2016). Educating and supporting tennis parents: A grounded theory of parents' needs during childhood and early adolescence. Sport, Exercise, and Performance Psychology, 5, 107–124.

Thrower, S. N., Harwood, C. G., & Spray, C. M. (2019). Educating and supporting tennis parents using web-based delivery methods: A novel online education program. Journal of Applied Sport Psychology, 31, 303-323.

White, S. A. (1998). Adolescent goal profiles, perceptions of the parent-initiated motivational climate, and competitive trait anxiety. The Sport Psychologist, 12, 16-28.

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