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Sergio Costa

L’arbitro deve essere perfetto o perfezionista?

Le decisioni degli arbitri di calcio possono avere un impatto importante sull’esito della partita, spesso influenzando chi vince e chi perde. La capacità degli arbitri di calcio di essere accurati, imparziali e corretti diventa quindi vitale. Gli arbitri, infatti, devono affrontare una serie di sfide, tra cui la pressione per esibirsi ad alti standard, prendere decisioni critiche in tempi limitati e affrontare disturbi esterni come il rumore del pubblico, intimidazioni fisiche, psicologiche e interferenze da parte dei giocatori. Queste sfide possono portare a livelli elevati di stress, paura di fallire e difficoltà nel processo decisionale.

 

Ma come si fa a gestire tutto questo? Oggi proviamo approfondendo la relazione tra il perfezionismo e la teoria multi-stato (MuSt), considerata un’espansione del modello IZOF e MAP.

 

Il perfezionismo è un tratto di personalità che ha attirato un notevole interesse nella ricerca sportiva, avendo il potenziale di influenzare le prestazioni arbitrali. Per esaminare il perfezionismo negli arbitri, si può fare riferimento al modello multidimensionale proposto da Hewitt e Flett, che distingue 3 dimensioni del perfezionismo:

l'arbitro perfezionista
  1. auto-orientato, che implica la tendenza a stabilire standard personali elevati e a valutare rigorosamente le proprie azioni;

  2. socialmente prescritto, che riguarda la convinzione che gli altri significativi abbiano aspettative non realistiche, agiscano come critici severi e forniscano approvazione basata su standard di prestazione;

  3. orientato verso gli altri, che si riferisce al criticare gli altri se non si riesce a comportarsi perfettamente.

 

Secondo la teoria multi-stato (MuSt), proposta per comprendere le esperienze legate alle prestazioni e i loro effetti e utilizzata per fornire agli individui efficaci strategie di autoregolamentazione per ottimizzare le prestazioni e migliorare il benessere, la relazione tra perfezionismo e risultati prestazionali è influenzata dalla percezione della performance da parte di un individuo come una sfida o una minaccia.

 

La valutazione della sfida nasce quando gli individui credono di avere risorse sufficienti per gestire un compito e lo percepiscono come un’opportunità di crescita. La valutazione della minaccia si verifica, invece, quando gli individui percepiscono le proprie risorse come insufficienti e le attività richieste come potenzialmente dannose o eccedenti le risorse stesse. La valutazione della sfida porta ad un elevato impegno nei compiti e ad esperienze psicobiosociali funzionali, che a loro volta mediano la relazione con i risultati delle prestazioni funzionali. Al contrario, la valutazione della minaccia porta a un basso impegno nel compito e ad esperienze psicobiosociali dannose per le prestazioni.

 

Ma come possono il perfezionismo e la teoria multi-stato predire una prestazione arbitrale efficace?

 

Secondo un recente lavoro di Robazza e colleghi (2023), il perfezionismo socialmente prescritto degli arbitri, così come quello auto-orientato, è correlato positivamente con la valutazione delle sfide, le esperienze psicobiosociali funzionali e le prestazioni efficaci valutate autonomamente dagli arbitri stessi. Inoltre, livelli più elevati di perfezionismo auto-orientato possono avvantaggiare le persone con perfezionismo socialmente prescritto, che invece in letteratura è associato a comportamenti meno desiderabili (come ad esempio l’orientamento dell’ego, la passione ossessiva, la regolazione esterna, l’amotivazione e le emozioni spiacevoli) ed è debolmente correlato alle emozioni piacevoli e alla prestazione atletica.

 

Tali risultati evidenziano che il perfezionismo può avere effetti positivi sulla prestazione dell’arbitro, a patto che la pressione autoimposta per la perfezione superi la percezione delle critiche esterne e motivi gli arbitri a impegnarsi più attivamente nel compito, vedendo la situazione come un’opportunità per testare ed esprimere le proprie capacità e abilità, piuttosto che una minaccia. Gli arbitri, quindi, tendono a percepire esperienze funzionali mentre svolgono il loro ruolo arbitrale, contribuendo alla loro soddisfazione e benessere generale, nonché a prestazioni autopercepite positive.

 

Concludendo, quindi, le associazioni arbitrali, di qualunque sport, anziché che concentrarsi solo sulla riduzione delle preoccupazioni legate ad un eccessivo perfezionismo, ad esempio accettando consapevolmente e prendendo le distanze dalle pressioni esterne, potrebbero porre maggiore enfasi su programmi di formazione. Tali progetti dovrebbero essere orientati a far apprendere, migliorare, e applicare efficacemente strategie di autoregolamentazione per far fronte alla pressione derivante da richieste e aspettative di prestazioni elevate.


Se vuoi saperne di più puoi:


 Bibliografia

Per tutti i riferimenti bibliografici consultare l’articolo di Claudio Robazza, Pietro Sivilli, Laura Bortoli, Montse C. Ruiz, Perfection behind the whistle: Perfectionism and perceived performance in soccer referees, Heliyon, Volume 9, Issue 12, 2023, e22856, ISSN 2405-8440

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