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Sergio Costa

Il processo decisionale negli sport

La constatazione che alcuni atleti in gara siano in grado di ottenere risultati migliori rispetto ad altri dotati di maggior talento tecnico e fisico, ha evidenziato da sempre la relazione tra prestazione e abilità mentali, che non sono innate, ma che insieme alle motorie e tecniche, possono essere migliorate.


L’atleta è continuamente bombardato da una grande quantità di stimoli che però non possono essere recepiti ed elaborati tutti contemporaneamente, dato che le capacità umane sono ridotte. Ne deriva che, negli sport di situazione, l’atleta dovrebbe tendere, attraverso le sue azioni, ad aumentare la quantità di indizi prodotti dall’avversario, e parallelamente selezionare solo quelli importanti da sottoporre a processi elaborativi.



A tal proposito, Schmidt e Lee (2005) identificano 3 stadi dell’elaborazione dell’informazione nell’azione motoria:

  1. l' identificazione dello stimolo, che consiste nel riconoscere le informazioni in entrata (esterne o interne);

  2. riconosciuta l’informazione, occorre produrre e poi selezionare una risposta motoria adeguata tra le molte a disposizione;

  3. l’informazione selezionata verrà poi passata allo stadio della programmazione della risposta, che si preoccuperà di coordinare i segmenti motori in modo da produrre il movimento selezionato.


Nell’esecuzione di abilità motorie ben apprese, gli esperti utilizzano maggiormente processi di elaborazione automatizzati, che sono rapidi ed efficaci, svolgendosi senza sforzo e permettendo l’esecuzione di più attività contemporaneamente. Nel dilettante, invece, i processi elaborativi saranno quasi completamente impegnati nell’esecuzione del colpo e poco spazio sarà dato per la componente tattica e strategica (Tenenbaum 2004; Hodges et al. 2007; Araujo et al. 2011).


Conformemente al crescere del livello, si accede a informazioni sul contesto di gioco (come la posizione in campo dell’avversario e la localizzazione della palla), a fatti che sono avvenuti in precedenza o a condizioni proprie del rivale (ad esempio punti forti, tendenze, colpi principali, etc), che generano condizioni sugli aspetti tattici, evidenziando una differenza tra principianti ed esperti (McPherson 1999; 2000).


Tuttavia, bisogna fare una precisazione, il requisito di prendere giuste decisioni nello sport, che ci permette di sapere cosa fare in una determinata situazione, non presuppone di eseguire l’azione selezionata in modo corretto e di avere successo.


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BIBLIOGRAFIA

Araujo R., Afonso J., Mesquita I., Procedural knowledge, decision-making and game performance analysis in female volleyball’s attack according to the player’s experience and competitive success. International Journal of Performance Analysis in Sport, 11, 2011, 1–13.

Hodges N.J., Huys R., Starkes J.L., Methodological review and evaluation of research in expert performance in sport, in: Handbook of Sport Psychology, Tenenbaum G., Eklund R.C., New Jersey, John Wiley & Sons, 2007, 161-183.

McPherson S. L., Expert-novice differences in performance skills and problem representations of youth and adults during tennis competition, Research Quarterly for Exercise and Sport, 70, 1999, 233–251.

McPherson S. L., Expert-novice differences in planning strategies during collegiate singles tennis competition, Journal of Sport & Exercise Psychology, 22, 2000, 39–62.

Schmidt, R. A., and Lee, T. D. (2005). Motor control and learning: a behavioral emphasis (4th ed.). Champaign. IL: Human Kinetics.

Tenenbaum G., Decision Making in sport, in: Encyclopedia of Applied Psychology, Spielber C., Amsterdam, Elsevier Academic Press, 1, 2004, 575-584.

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