Lo sport è una delle attività organizzate in cui i giovani risultano essere maggiormente coinvolti (Larson & Verma, 1999) ed è un'opportunità fondamentale per uno sviluppo positivo giovanile (Larson, 2000). Come dimostrato da Holt e colleghi (2006) l'esperienza dello sport giovanile favorisce importanti risultati in termini di sviluppo motorio, sociale ed emotivo, nonchè l'acquisizione di competenze rilevanti alla vita, come il lavoro di squadra, le abilità sociali, l’autoregolazione emotiva, ecc.
Secondo Cotè e Fraser-Thomas (2007) lo sport promuove 3 importanti obiettivi di sviluppo e permette di:
essere fisicamente attivi e di migliorare la salute fisica;
apprendere importanti abilità di vita come la cooperazione, la disciplina, la leadership e l’autocontrollo;
acquisire nuove abilità motorie.
Sulla partecipazione allo sport Cotè ha sviluppato un modello (DMSP, Developmental Model of Sport Participation, Cotè, 1999; Cotè & Fraser-Thomas, 2007, Cotè & Hay, 2002) che si articola in 3 percorsi differenti e si basa sui diversi benefici che lo sport può fornire ai giovani:
Il primo è la partecipazione ricreativa, che può avvenire o tra i 6 e i 12 anni, oppure dopo i 13 anni. Nel primo caso il focus è sulle attività ludiche deliberate, ritenute essenziali per la partecipazione sportiva ricreativa; il secondo caso rappresenta un'estensione del primo e gli obiettivi primari sono il divertimento e la salute piuttosto che le prestazioni. Le attività di gioco deliberate sono progettate per massimizzare il divertimento intrinseco;
Il secondo è la prestazione d’elite, basato cioè su un percorso più orientato alle prestazioni, e comprende gli anni di specializzazione, cioè tra i 13 e 15 anni, dove i giovani si impegnano in meno attività, che sono un mix di gioco deliberato e attività di pratica deliberata, oppure gli anni d’investimento, dopo i 16, che vedono i giovani praticare ed impegnarsi in una sola attività ed in modo deliberato;
Il terzo è la performance d’elite attraverso la specializzazione precoce, un percorso caratterizzato da volumi elevati di pratica deliberata e basse quantità di gioco deliberato, in un contesto che si concentra fin dall’inizio sulla performance e il risultato.
La qualità dell'esperienza sportiva giovanile, secondo Holt e colleghi (2006), è influenzata dall'interazione che gli atleti hanno con gli adulti significativi (genitori e allenatori), e proprio per questo motivo risulta fondamentale chiarire il valore di tale esperienza con loro, nonchè lo stress percepito dalle figure genitoriali.
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BIBLIOGRAFIA
Coté, J. (1999). The influence of the family in the development of talent in sports. The Sport Psychologist, 13, 395–417.
Coté, J., & Fraser-Thomas, J. (2007). Youth involvement in sport. Sport Psychology: A Canadian Perspective.Toronto, ON: Pearson.
Coté, J., & Hay, J. (2002). Children’s involvement in sport: a developmental perspective. Psychological Foundations of Sport. Boston: Allyn & Bacon.
Holt, N.L., Black, D.E., & Tink, L. (2006). Do athletes learn life skills through sport? Paper presented at Association for the Advancement of Applied Sport Psychology Conference, Miami, FL.
Larson, R.W. (2000). Toward a psychology of positive youth development. American Psychologist, 55, 170–83.
Larson, R.W., & Verma, S. (1999). How children and adolescents spend time across cultural settings of the world: work, play and developmental opportunities. Psychological Bulletin, 125, 701–736.
Sergio Costa
Psicologo dello Sport
PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche
Preparatore Mentale FIT
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